Lettere
🗨 Padova, 11 dicembre.
Ho conosciuto la moglie del patrizio M***, che abbandona i tumulti di Venezia e la casa del suo indolente marito per godersi gran parte dell'anno in Padova. Peccato! la sua giovine bellezza ha già perduta quella vereconda ingenuità che sola diffonde le grazie e l'amore. Dotta assai nella donnesca galanteria, cerca di piacere non per altro che per conquistare: così almeno giudico. Tuttavolta, chi sa! Ella sta con me volentieri, e mor mora meco sottovoce sovente, e sorride quand' io la lodo; tanto più ch'ella non si pasce come le altre di quell'ambrosia di freddure chiamate bei motti e frizzi di spirito, indizi sempre d'animo nato maligno.
Ora sappi che ier sera accostando la sua sedia alla mia, mi parlò d'alcuni miei versi, e innoltrandoci di mano in mano a ciarlare di sì fatte inezie, non so come, nominai certo libro di cui ella mi richiese. Promisi di recarglielo io stamattina. Addio: s'avvicina l'ora.
ore 2.
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