Nausea, scuola, media caldi
la Repubblica Lunedì, 28 novembre 2022 L'analisi
OSCAR GIANNINO A SCUOLA IL MERITO È
Sono numerosi i grandi temi che la legge di bilancio tratta con interventi a margine ma rinviando la chiarezza su riforme strutturali solo annunciate: del fisco, delle pensioni, delle misure contro la povertà, poiché il Reddito di Cittadinanza andrà a scadenza, delle politiche attive del lavoro. Ma c'è un tema che non è toccato proprio, ed è un errore. Perché uno dei fattori strutturali della bassa crescita italiana, dell'arresto dell'ascensore sociale e della bassa occupabilità, è la scuola e il sistema della formazione.
I "numeri da cambiare" li ha appena aggiornati il rapporto presentato dalla Fondazione Rocca in collaborazione con la Fondazione Agnelli, Fondazione San Paolo e associazione TreElle. Il quadro è drammatico. Abbiamo il record negativo in Ue dei Neet, con il 23,2% di giovani tra i 15 ei 29 anni impegnati né nel lavoro né in percorsi formativi. Pesa come un macigno l'assoluta disomogeneità del dato: secondo Eurostat dieci regioni e tutto il Nord stanno in una forbice tra il 13% e il 19%, il Sud tocca il 34,5% in Campania, 34,6% in Calabria, 37,5% in Sicilia.
Affrontare dalle radici il problema significa creare una matrice comune nazionale di dati su scuola, università e formazione professionale per indirizzare le decisioni pubbliche secondo obiettivi di allocazione delle risorse che siano misurabili ex ante e verificabili ex post sui risultati raggiunti. Mirando a un duplice obiettivo: aggredire i peggiori gap laddove si manifestano, innalzare la qualità della formazione (vedi desolanti dati comparati dei test Pisa). Così si definirebbe un vero e proprio piano pluriennale della riduzione dei gap dell'offerta formativa e delle competenze: da approvare come collegato annuale obbligatorio della legge di bilancio.
Le evidenze mostrano una fascia molto scoperta al Sud nella forbice 0-6 anni, e crescenti disparità nei due cicli della secondaria, inferiore e superiore. Con disomogeneità
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