Rom, sguardi ormonali
🗣, mezzo e strisce di una pasta gommosa che avremmo imparato a masticare. Minuti dettagli ingombrano la memoria e popolano i sogni, tendono con gli anni a diventare lancinanti: le saldature rugose delle corazze, una stella bianca un po' scrostata su una fiancata, il solco profondo di un cingolo su il sorriso di un carrista nero contento di essere a Roma, vivo. La gente, magra e misera come me, che applaudiva con le lacrime agli occhi.
Poche centinaia di metri più avanti ci si imbatte in una specie di trivio: la via Ardeatina sulla destra, a seguire la via Appia e, più piccola rispetto alle altre, via della Caffarella. Proprio lì c'è una cappelletta a pianta circolare il cui aspetto negletto non deve trarre in inganno. Risale alla metà del Cinquecento e la fece erigere il cardinale inglese Reginald Pole come ringraziamento per essere scampato in quel punto esatto a un agguato tesogli da sicari di re Enrico VIII. Geloso della religione anglicana che aveva appena fondato, il superbo re non poteva tollerare che un suddito inglese fosse diventato cardinale di Santa Romana Chiesa. (Di Reginald Pole, straordinaria figura, mi occupo nel capitolo dedicato a Michelangelo, nelle cui vicende ebbe parte.)
Proseguendo sull'Appia s'incontra, trecento metri prima della tomba di Cecilia Metella, il circo di Massenzio. È una delle più impressionanti costruzioni romane, immensa, con tribune per diecimila spettatori, un asse di trecento metri, un edificio di mezzo chilometro. Per colmare l'avvallamento in cui sorge venne sbancata una collina. Qui fu trovato l'obelisco con il quale Bernini ornerà la fontana dei Fiumi a piazza Navona. Storia curiosa che ebbe come protagonista l'erudito e avventuriero inglese William Petty (Alexandra Lapierre ne ha scritto la biografia). Egli avvistò l'obelisco che giaceva in pezzi, semisepolto dalla vegetazione, nel 1636. Subito lo acquistò 🗨
"moriremo prendendo appunti " ennio flaiano cit.
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