Tra la fine del V e l’inizio del IV secolo a. C. numerose popolazioni celtiche provenienti dall’Europa Settentrionale cominciarono a migrare verso sud, occupando i territori della Francia, Spagna e Gran Bretagna. I Romani, reduci dalla vittoria contro la città etrusca di Veio nel 396 a. C., in quel periodo storico erano consapevoli della propria accresciuta forza militare. Sconfiggere una città tanto potente dopo un assedio durato un decennio non era certamente un’impresa facile. Con la riforma dell’esercito Roma poteva quindi attuare i suoi piani di espansione nella penisola italiana. Nonostante le premesse, Roma però doveva ora pensare più alla difesa dei suoi confini che alla conquista di altre regioni. Intorno al 400 a. C., infatti, alcune delle popolazioni celtiche raggiunsero l’Italia Settentrionale. La minaccia per Roma era rappresentata in questo caso dai Galli Senoni guidati da Brenno, una tribù celtica molto bellicosa, che si era spinta fino alla provincia etrusca di Siena, all’epoca sotto l’influenza di Roma. Gli abitanti di Clusium (odierna Chiusi), preoccupati dell’avanzamento dei Senoni verso la propria città, chiesero aiuto ai Romani, i quali risposero all’appello. Così facendo, Roma divenne il nemico principale dei Senoni dopo contatti diplomatici finiti male. Il Senato romano inviò a Chiusi tre emissari appartenenti alla Gens Fabia e del ramo degli "Ambusti", allo scopo di mediare tra i Galli e gli assediati. L'ambasceria Romana tuttavia non rimase neutrale: uno dei tre Ambusti (Quinto Fabio), uccise a tradimento un capo senone durante le trattative, scatenando l'ira dei Galli. Messi in fuga gli ambasciatori romani, Livio racconta che i Senoni decisero di mandare degli ambasciatori a Roma, per chiedere che i tre Fabii gli fossero consegnati, perché avevano contravvenuto alle regole delle ambasciate. Ma quando i Fabii furono eletti Tribuni consolari, sdegnati per la poca considerazione data alle loro proteste, i Galli tolsero l'assedio alla città di Chiusi, marciando verso Roma condotti da Brenno . Dopo che i Senoni ebbero attraversato l’Etruria e furono giunti nel Lazio, i Romani organizzarono in fretta e furia un esercito per contrastarli: vennero arruolati 15.000 soldati, contro i 30.000 Galli. Il 18 luglio del 390 a. C. si svolse la battaglia tra l’esercito romano e quello di Brenno presso le rive del fiume Allia (oggi Fosso Maestro), un piccolo affluente di sinistra del Tevere. L’esercito romano, composto da due legioni più gli alleati latini, si schierò sul campo di battaglia con un rigido e compatto schieramento frontale composto dai velites (veliti, ovvero i soldati armati alla leggera), mentre l’estremo fronte difensivo dai veterani. La compattezza e la rigidità dello schieramento romano non permisero molto spazio di manovra ai legionari. A causa della poca agilità del blocco legionario, l’ala destra dello schieramento (situato sulle pendici del colle presso Crustumerium) venne colta di sorpresa dall’incursione dei Galli, che travolsero i veliti. Quest’ultimi, per sottrarsi alla furia delle truppe di Brenno, cominciarono a ripiegare verso i boschi di Fidene. Lasciati scoperti il centro e l’ala sinistra dello schieramento, i Galli poterono sfondare nel grosso dello schieramento legionario. Ci fu una grande carneficina. Molti soldati romani decisero di ritirarsi attraversando il Tevere, ma molti di essi, stanchi e appesantiti dalle corazze, annegarono. Chi riuscì ad | |  Sopra il carnyx strumento utilizzato in guerra come le cornamuse per seminare il panico fra le truppe nemiche. Fu impiegato dai Galli anche durante l'assedio di Roma del 387 aC. Il carnyx è uno strumento musicale a fiato celtico solitamente di forma zoomorfa, il cui uso è attestato tra il 300 a.C. e il 200 d.C. Il fiato percorre lo strumento dal basso verso l'alto per poi uscirne da un'apertura superiore, solitamente a forma di bocca di cavallo o di drago. Tra le testimonianze che ci sono pervenute di questo strumento abbiamo quella della targhetta di Gulderstrup, della prima metà del I secolo a.C., che raffigura un suonatore intento a suonare lo strumento. | |
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